Valori
I valori a cui lo studio fa riferimento derivano principalmente da un’esperienza professionale di oltre vent’anni incentrata sulla crescita dei giovani e degli adolescenti nel contesto scolastico, lavorativo e dell’educazione non formale, nonché sulla promozione di comunità locali più inclusive e sul sostegno a persone e famiglie a rischio di marginalità socio-economica. Questo lungo percorso ha contribuito in modo significativo a definire le tematiche e gli approcci che caratterizzano il pensiero etico dello studio, sempre attento ai continui cambiamenti che attraversano il mondo e la società. A tutto ciò si aggiungono la formazione pedagogica di base, acquisita con la laurea in Scienze dell’Educazione, e, soprattutto, la successiva specializzazione di Massimo Rotini come counsellor sistemico e relazionale presso il Centro Isadora Duncan di Bergamo, che ne ha profondamente influenzato la costante attenzione dedicata a tematiche quali l’inclusione sociale e la promozione dei diritti umani.
Democrazia e inclusione
Nell’ambito della propria azione a supporto di individui, gruppi e organizzazioni, lo studio professionale si impegna a sostenere i valori della democrazia e dell’inclusione sociale, promuovendo processi di empowerment in cui le persone possano attivamente partecipare alle decisioni riguardanti la propria vita e la comunità, creando contesti nei quali siano valorizzate la diversità e l’unicità di ogni individuo, dando spazio alle storie minori, esercitando i diritti di advocacy a sostegno delle persone più fragili e marginalizzate. In quest’ottica, i servizi di counselling e formazione possono diventare strumenti per promuovere concretamente democrazia e giustizia sociale, consentendo alle persone di diventare agenti attivi del cambiamento e di lavorare insieme per creare comunità più democratiche, inclusive e rispettose dei diritti di tutti.
Libertà e responsabilità
Con diretto riferimento all’imperativo etico di Heinz von Foerster – «Agisci sempre in maniera che il numero delle possibilità cresca» – nello svolgimento delle proprie attività professionali lo studio riconosce e sostiene l’importanza fondamentale della libertà di scelta, cercando costantemente di creare contesti relazionali in cui le persone possano concedersi occasioni per riflettere, mettersi in ascolto dei propri bisogni, sviluppare fiducia nelle proprie risorse, esplorare diverse opzioni, prendere decisioni consapevoli. Secondo lo stesso von Foerster, infatti, «quanto più è grande la libertà, tanto più ampie sono le possibilità di scelta, e tanto prima viene data l’opportunità di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Libertà e responsabilità vanno di pari passo.»[1]
Competenza professionale
Fra i punti che articolano la Carta di Assago – documento redatto durante il settimo convegno di AssoCounseling nel marzo 2016 – è scritto che «il counselor realizza il suo percorso formativo in equilibrio costante fra teoria, ricerca e pratica esperienziale lungo tutto l’arco della sua vita professionale»[2]. Aderendo a questo principio, lo studio professionale si impegna costantemente nella formazione continua e nella supervisione delle attività realizzate, con la finalità di favorire la propria crescita personale e professionale, assicurare la realizzazione di servizi di qualità e, soprattutto, dimostrare senso di responsabilità nei confronti della clientela e della committenza.
Senso di comunità
Il counselling si caratterizza storicamente per essere un’attività fortemente orientata all’azione sociale e per il suo forte radicamento comunitario. Non è infatti un caso che le prime agenzie di counselling siano sorte negli stessi luoghi di vita delle persone a cui venivano erogati i servizi.[3] Restando nel solco di questa tradizione, lo studio professionale opera costantemente in riferimento alla finalità di generare ciò che McMillan e Chavis hanno definito “senso di comunità”,[4] promuovendo desiderio di appartenenza, partecipazione attiva, empowerment, soddisfazione dei bisogni e connessione emotiva condivisa all’interno delle organizzazioni e dei gruppi sociali con i quali Massimo Rotini collabora.
Fare rete
Saper implementare buone relazioni, dialogo continuo e collaborazioni proficue con i servizi e il territorio è un requisito imprescindibile per tutti coloro che si occupano di lavoro sociale, soprattutto nel campo del counselling e della formazione. La costruzione di questi “ponti” è infatti un’azione irrinunciabile sia per quanto riguarda il lavoro di cura verso i clienti, sia in una cornice di comunità. Rispetto ai primi, la possibilità di entrare in relazione con altri professionisti è infatti una risorsa indispensabile qualora ci si trovi nella necessità di riorientare la persona in seguito a un’attenta analisi dei bisogni. In un’ottica più allargata ai sistemi sociali, invece, lavorare in rete diventa il presupposto imprescindibile dello sviluppo di comunità: attivare connessioni fra cittadini, enti e agenzie territoriali è funzionale a mettere in circolo conoscenze, riconoscere e legittimare le competenze, promuovere apprendimento, sostenere percorsi d’innovazione, coordinare gli interventi o progettarne di nuovi. Questa prospettiva di lavoro, che ritrova nell’attuale contesto storico sociale nuove ragioni di impiego, comporta cura e valorizzazione delle relazioni esistenti, nonché l’attivazione di nuove. Lavorare in rete significa, in definitiva, pensare il lavoro sociale e di cura insieme ad altri attori e con gli stessi destinatari, scegliendo una “strategia delle connessioni” possibili. Ciò vuol dire creare contatti con e tra soggetti, che magari sono separati, ma che via via si conoscono, si “sperimentano” e costruiscono insieme nuovi legami di fiducia.
[1] H. von Foerster, B. Pörksen, 2001 “La verità è l’invenzione di un bugiardo. Colloqui per scettici”, Meltemi, Roma
[2] AssoCounseling, 2016, “Carta di Assago”.
[3] G. Turra, 2010, “Origini e storia del counseling”
[4] McMillan, D. W., & Chavis, D. M. (1986). Sense of community: a definition and theory. Journal of Community Psychology, 14(1), 6-23